Vi prego: volgete la vostra attenzione a ciò che vi indico: il bambino

 Nei 150 anni dalla nascita di Maria Montessori

 

 Nata a Chiaravalle, Ancona, il 31 agosto 1870, Maria Montessori si trasferisce ancora piccola a Roma dove completa gli studi laureandosi nel 1896 con una tesi sperimentale in psichiatria. Se non è la prima donna medico italiana è la prima a dedicarsi alla professione.

Durante gli studi universitari si interessa alla pediatria ed alla psichiatria fino a diventare assistente alla Clinica psichiatrica universitaria di Roma dove si dedica ai bambini con deficit mentali.

Montessori, che ha vissuto duramente nel periodo universitario l’antagonismo con i colleghi maschi, la rigida morale del tempo che considerava disdicevole per una donna occuparsi di ciò che non fosse frivolezza o attività strettamente legate alla vita familiare, nel settembre del 1896 parla al Congresso Internazionale di Berlino dei diritti delle donne e nel giugno 1899 si reca a Londra per denunciare di nuovo la difficile condizione femminile e il lavoro minorile.

Viaggiando attraverso l’Europa ha l’occasione per osservare e valutare varie esperienze educative e pedagogiche proposte a bambini  svantaggiati. In particolare approfondisce gli studi di J.M. Itard (che studiò il bambino selvaggio dell’Aveyron) ed il lavoro di E. Seguin entrambi entrati in contatto con le difficoltà dell’apprendimento infantile attraverso un rapporto educativo piuttosto che con un intervento medico. Proprio da questi studiosi Montessori scopre l’educazione sensoriale, nei particolari di contrasti e gradazioni e cerca di costruire oggetti concreti che possano suscitare interesse in quelle piccole menti fragili per rendere loro possibile le acquisizioni di base. Non si trattava più quindi di fare diagnosi sui vari disturbi mentali, ma di preparare un ambiente e dei materiali che potessero sviluppare le capacità dei bambini per facilitare il loro percorso di apprendimento.

Su questi criteri Montessori imposta il proprio lavoro con i bambini del manicomio e dopo due anni di intenso impegno un gruppo di loro riuscirà a conseguire la licenza elementare.

Questo successo la spingerà a riflettere a fondo sullo “spreco dell’infanzia” operato sui bambini svantaggiati e di conseguenza anche sui “normali”, inizierà così ad occuparsi anche di piccoli bambini “sani”.

Il 6 gennaio 1907 in via dei Marsi 58 a Roma viene inaugurata una piccola costruzione detta “casa socializzata” all’interno di un grande cortile, circondato da nuove case popolari, che accoglierà i piccoli che abitano lì per alleviare, sostenere e migliorare il lavoro educativo delle madri.

Montessori prepara un ambiente arredato a misura comoda ed agevole per i piccoli bambini e via via aggiungerà mensole su cui verranno messi a disposizione e in ordine oggetti, materiali e piccoli tappeti per “lavorare” anche a terra.

“Preparare l’ambiente ed osservare”, questa la consegna richiesta alla persona che l’aiuta nella nuova esperienza, che come lei non è una maestra “impostata”. Candida Nuccitelli infatti è la figlia del portiere e con precisione e sincerità riferirà alla dottoressa come si comportano i bambini in quell’ambiente, come scelgono le attività, come amano pulire e riordinare, come riescono anche ad aiutarsi vicendevolmente senza l’imposizione dell’adulto.

In questo luogo, un “laboratorio”, emergerà un bambino “nuovo”, dai “caratteri psichici insospettati” che sa scegliere l’attività, riordinare gli oggetti, che sa concentrarsi, che vede i propri errori e li affronta per correggersi.

Montessori nel tempo continua ad osservare i bambini in azione e pensa e progetta risposte ai loro bisogni e ai loro interessi; il suo è un modo di educare, di insegnare innovativo, opposto a chi progetta in base ad un’idea propria.

La proposta pedagogico-didattica della Montessori si diffonde rapidamente così come le “Case” per i piccoli bambini fino ai 6 anni. Tra il 1910 ed il 1913 viene promossa la continuazione dell’esperienza nelle classi elementari e il risultato del lavoro svolto viene presentato in un corso internazionale ad un numeroso gruppo di allievi insegnanti giunti da tutto il mondo. Da qui l’apertura di numerose scuole in Italia e nel Mondo.

La dottoressa, che ormai ha rinunciato al lavoro universitario, viene invitata ovunque a tenere conferenze e corsi di specializzazione accolta come la “liberatrice dell’infanzia”. Sempre più numerosi saranno gli adulti preparati da lei che nell’affrontare l’insegnamento abbandonano la logica del giudizio e la linea di una didattica rigida, a favore di un lavoro autonomo dei bambini, possibile realtà in un ambiente preparato che consente la “libera scelta”.

Ecco che allora le scuole si trasformano in laboratori di ricerca, di attività interessanti, di concentrazione, dove è possibile la ripetizione spontanea, luoghi di scambio e di socializzazione, unica via a quella che Montessori chiamerà “normalizzazione individuale” che conduce all’obiettivo finale che lei stessa definirà “società per coesione”.

La Montessori definisce “normalizzazione” il processo attraverso il quale il bambino viene messo in condizione di poter manifestare sè stesso, sostenuto nelle sue esigenze di crescita legate alla sua particolare forma mentale ed alla sua emotività.

Nel difficile clima che precede la seconda guerra mondiale, attanagliata dalle pericolose nascenti dittature, la Montessori parla, ovunque si trovi, di Pace e dell’importanza, fin dai primi anni, della diffusione di una Educazione alla Pace.

“Io credo che mai la società umana abbia vissuto sotto minacce come quelle del tempo presente. Per questo è urgente un appello per riflettere su ciò che realmente sono libertà e dignità umane. Durante tutta la mia vita ho proclamato la necessità della libertà di scelta, dell’indipendenza di pensiero e della dignità umana. Tuttavia ritengo che la vera libertà, quella interiore, non possa essere donata. Non può nemmeno essere conquistata. Può solamente essere costruita, dentro di sé, come parte della personalità e, se questo avviene, non potrà più essere perduta”.

Nel 1939 accetta di recarsi in India per organizzare un corso di specializzazione invitata da un gruppo di teosofi anglo-indiani, aperto a tutte le religioni che diffonde la non violenza ed il rispetto per tutti gli esseri umani.

In Europa è scoppiata la guerra per cui la Montessori è formalmente prigioniera degli Inglesi che comunque le permettono di continuare a lavorare e ad insegnare: proprio in quei luoghi la dottoressa comprende appieno come la realtà dell’infanzia non ha confini né differenze.

In India sviluppa l’idea di un percorso di “Educazione cosmica”, tema di altissima lungimiranza e modernità, che propone studi precisi sulla natura e sugli ambienti e sviluppa l’idea di un “compito cosmico” di ogni specie e di “interdipendenza” tra esseri viventi e non viventi, di “servizio alla vita”, temi che suscitano grande interesse a partire da sette anni.

Rientra in Europa a guerra finita, accolta ovunque con interesse ed onore. Torna successivamente in India e viaggia ancora sia in Italia sia all’estero. Il 6 maggio 1952 a Noordxjik, in Olanda, lascia la vita terrena.

In chiusura al Congresso di Londra del 1951 ribadisce a chi la applaude il suo pensiero più profondo: “Vi prego: il più grande onore e la maggior gratitudine che potete darmi è di volgere la vostra attenzione a ciò che vi indico: il bambino”

Doretta Monti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Montessori prepara un ambiente arredato a misura  agevole e comoda per i piccoli bambini.

Via via aggiungerà mensole su cui verranno messi a disposizione e in ordine

oggetti, materiali e piccoli tappeti per "lavorare" anche a terra.

In questo luogo, un "laboratorio", emergerà un bambino nuovo,

dai caratteri psichici insospettati,

che sa scegliere l'attività,

riordinare gli oggetti,

che sa concentrarsi,

che vede i propri errori e li affronta per correggersi.