Quando mamma e papà non si vogliono più bene

 

Quando il legame coniugale si spezza, i genitori e i bambini vengono travolti da emozioni intense e contraddittorie, che spesso rendono molto difficile la gestione del processo di disgregazione e di lento riassestamento che vive una famiglia. Molti genitori, per quanto sensibili e attenti, si trovano spesso talmente invischiati in una rete di grande sofferenza per la fine del progetto familiare su cui avevano appoggiato la propria identità, da perdere in questo doloroso passaggio il contatto emotivo profondo con i loro bambini.

Le ansie e le preoccupazioni intense per il timore di non essere in grado di occuparsi dei figli da soli o la rabbia e il risentimento verso l’altro coniuge, possono diventare una potente zona d’ombra, che rischia di far perdere oppure di distorcere il “segnale” nel rapporto tra adulti e bambini. Sempre più spesso nelle consultazioni con coppie in fase di separazione, incontro genitori che preferiscono non comunicare ai bambini il cambiamento di vita in corso, riservandosi di esplicitare la fine della coppia coniugale al primo segnale di disagio o in caso di una richiesta esplicita da parte dei figli. In fondo, se i bambini non sembrano toccati dal cambiamento della separazione, perché indurre deliberatamente un turbamento in loro? La strada del non detto nasce dal desiderio di proteggere i bambini da una verità dolorosa, ma rischia di dare adito a terribili e irrazionali sensi di colpa, alimentando possibili fantasie infantili, come ad esempio di aver danneggiato il legame di coppia oppure di essere responsabile dell’allontanamento del genitore a causa delle “cose cattive e non amabili” che ci sono dentro di loro. “Non se ne è mai parlato in casa, ci ho messo un po’ per comprendere che i miei genitori si fossero separati. Facevano finta di niente, si parlavano normalmente ma con me o stava la mamma o il papà.

Mi dicevano che papà andava a lavorare, in fondo aveva un’attività che lo portava spesso lontano da casa. Avevano l’aria infelice e stanca ma più tacevano e soffrivano in silenzio, più mi sentivo colpevole e solo. Era normale dirsi se quel giorno ci fosse il papà o la mamma ma mai una parola sul fatto che non stessero più insieme. Adesso sono convinto che sono stati dei vigliacchi e mi hanno trattato da vigliacco”. Pensare di poter nascondere a un bambino i fatti dolorosi ma importanti della sua storia, pensando così di proteggerlo, è un’illusione in cui gli adulti cadono spesso: i genitori possono camuffare una separazione ma non le emozioni che la accompagnano, anche se fanno finta di niente. Questa strada espone ancora di più un bambino alla sofferenza, perché lo lascia solo, confuso e impotente. In fondo un bambino è in grado di accettare una verità anche dolorosa se gli viene rivelata in modo rispettoso delle sue emozioni e tenendo conto della sua età, purché non venga lasciato solo davanti a cose più grandi di lui che lo spaventano.

All’opposto a volte i genitori sono talmente presi dal desiderio che il figlio sia consapevole della realtà della separazione, da sovraesporlo a emozioni difficili da gestire ed elaborare. Molti genitori sentono naturale condividere con i figli situazioni molto personali della coppia coniugale o i propri sentimenti di delusione riguardo l’ex coniuge, vivendo queste comunicazioni come un momento di vicinanza. Mi vengono in mente le parole di un ragazzo reso partecipe in modo dettagliato del tradimento della madre: “Non avrei mai voluto sapere certe cose.

È stato un trauma. Si è rotto qualcosa dentro di me e nel mio rapporto con mia madre. C’è sempre questo pensiero di sottofondo”. Questo non soltanto rischia di danneggiare l’immagine del genitore nella psiche del figlio, ma può costringerlo a schierarsi alternativamente da una parte o dall’altra per compiacere una madre o un padre in lotta. Nelle separazioni più intensamente conflittuali, i figli a volte rischiano di diventare l’unico mezzo di comunicazione tra i genitori, in merito a questioni economiche e non, caricandoli di funzioni troppo adulte e lacerandoli con le rivendicazioni della loro guerra fredda. “Spesso quando consegno la busta delle spese mensili a papà, lui si arrabbia, mi riversa addosso tutte le sue difficoltà economiche e sofferenze a seguito della separazione. Dopo la mamma se la prende con me perché non sono riuscita a farmi dare quanto era mio diritto avere”.

Una buona elaborazione dell’esperienza della separazione può aiutare i genitori a differenziare il legame di coppia, ormai lacerato, da quello genitoriale, da cui non potranno mai dimettersi nell’interesse del bambino.

Nella mia esperienza clinica quanto più ci si dà la possibilità di elaborare l’esperienza della separazione, accogliendo le emozioni penose legate alla fine del legame coniugale, quanto più si gettano le basi emozionali per un buon affidamento congiunto che tendenzialmente garantisce la crescita armoniosa del bambino. Soltanto accogliendo i vissuti di sofferenza, di fallimento e di risentimento dei genitori, questi potranno ascoltare ed entrare in contatto con le angosce, lo sconforto, la rabbia e la delusione dei propri figli.

Le coppie che riescono a tener vivo un rapporto a livello genitoriale, anche dopo la separazione, pur nel riconoscimento della fatica e della difficoltà, offrono al bambino la possibilità di fare la preziosa esperienza delle differenze, non solo di ruolo, ma anche di personalità, e questo gli permette di accedere ad una visione ampia, multiforme delle relazioni e del mondo. Mantenere un rapporto genitoriale di rispetto e magari di sostegno ha un’importanza vitale per costruire il senso di sicurezza e stabilità del figlio, che si basa sull’immagine interna di due genitori in relazione tra loro per il suo bene.

Dalle parole dei bambini con mamme e papà separati, che si sono molto impegnati per sostenere genuinamente la crescita dei figli, ho imparato tanto, in particolare che la separazione, al netto della quota di dolore che inevitabilmente porta con sé, può rappresentare anche una fonte di crescita e di arricchimento per i figli.

 

Francesca Schillaci

 

Illustrazione di Federica Bordoni

 

 

 

“Mamma e papà si separano, dicono che avrò due case e due camerette,

ma io ho paura che non me ne sia rimasta neanche una”