Ansa del fiume mir, bosco verde verde

Maria Petitti

C’era una volta una cicogna che, come ogni cicogna che si rispetti, di lavoro faceva il “portatore di bambini”. Oramai era alla fine di una lunga e onorata carriera e quel giorno avrebbe consegnato il suo ultimo “pacco”. Era emozionato più del solito, da una parte contento di potersi finalmente godere il meritato riposo, dall’altra dispiaciuto di non poter più partecipare a quell’attimo meraviglioso in cui il piccolo esserino che teneva nel becco incontrava colei al quale era destinato: in quel momento assisteva ad un evento di una potenza ed intensità che non si poteva descrivere a parole!

Andò dunque col cuore che gli batteva forte nel petto davanti al “capo postino” che gli consegnò il fagottino e l’indirizzo dicendogli: “Caro Omar, mi raccomando, non sbagliare proprio quest’ultima volta, ne va del tuo onore!” Gli sembrò strano che il suo superiore gli dicesse una frase del genere: perché avrebbe dovuto sbagliare? Non gli era mai capitato in vita sua! Un po’ infastidito guardò l’indirizzo e…. rimase a becco aperto! Dove mai poteva trovarsi quel posto? Sul biglietto infatti c’era scritto: “Ansa del fiume Mir, bosco Verde verde.” Rigirò il biglietto tra le zampe, lo voltò per vedere se dietro fosse scritta qualche altra indicazione, cercò di chiedere chiarimenti al “capo postino”, ma non lo vide più. Accidenti, l’ultima consegna si prospettava davvero difficile! Contro ogni regola guardò nel piccolo pezzo di stoffa azzurra; dentro c’era un minuscolo bambino che lo guardò sorridendo, spalancando dei bellissimi occhi blu. Sembrava gli dicesse: “Presto, non vedo l’ora di essere tra le braccia della mia mamma!” Senza più indugiare afferrò i quattro lembi del fagotto, lesse per l’ultima volta il biglietto e si tuffò nell’immensità del cielo.

Volò senza fermarsi per tutto il giorno e la notte finchè, chiedendo indicazioni a rondini, merli e perfino ad un’aquila, al mattino presto finalmente raggiunse quello che il mondo degli uccelli chiamava il fiume Mir. A quel punto era davvero stanco, ma aveva negli occhi lo sguardo di quel piccolo bambino che voleva incontrare la sua mamma: non l’avrebbe fatto attendere più del necessario! Sorvolò perciò il fiume, alla ricerca dell’ansa dove avrebbe dovuto consegnare il suo fagotto.

Finalmente trovò il posto indicato dal biglietto, il fiume che faceva una grossa curva ed un bosco di pini di un bel verde intenso, ma….. non c’era nulla, o meglio, non c’era una casa, come tutte quelle in cui era arrivato negli anni precedenti, c’era…cos’era quella? Una costruzione di paglia e fango, con vicino una donna magra e un uomo ingobbito dalla fatica. Non era possibile, quel bambino meraviglioso si meritava un posto molto più bello! Lì avrebbe sicuramente avuto freddo di notte, con il vento che poteva entrare da quei muri sottili, avrebbe avuto paura del buio, in mezzo a quegli alberi neri, si sarebbe spaventato per i mille rumori del bosco…

Mentre volava perplesso, nell’aria fresca del mattino, immerso in questi pensieri, sentì una voce di donna che gridava a gran voce: “Vieni qui! Vieni qui!” Guardò giù e vide una signora elegante che gli faceva segno di scendere. Era vicina ad una magnifica casa in riva al fiume, con un grande prato davanti ed un gruppo di alberi che delimitavano il terreno. Pensò che forse era quello il posto giusto per il bel bambino che teneva nel becco, che lì senz’altro si sarebbe trovato bene, che in fondo il fiume e gli  alberi c’erano… fece tacere i dubbi che gli frullavano nel cervello e scese verso la ricca signora. La donna, quando fu abbastanza vicino, gli strappò dal becco il fagotto, non aspettando nemmeno che glielo consegnasse come era nelle regole,  e, senza neanche ringraziare, se ne scappò in casa.

Nell’attimo stesso in cui il bambino fu tra quelle braccia, cominciò a piangere disperatamente. Omar allora si appollaiò sul camino della casa, sperando con tutto il cuore di sentire le note di una ninna nanna che potessero consolare quel pianto disperato. Ma udì solo strilli e brutte parole, mentre si immaginava quegli occhi blu diventare un mare in tempesta in cui il bambino rischiava di affogare.

Rimase lì per tutto il giorno e la notte dicendo tra sé e sé: “Adesso smetterà, adesso non piangerà più….”, ma quello strazio continuò a spezzargli il cuore. Allora volò sconsolato vicino alla piccola capanna, si appollaiò sul ramo di un pino sopra il povero tetto e si mise ad osservare quella piccola donna che, quando lo vide, lo guardò con aria triste.

Arrivata la sera però i timori di Omar si rivelarono giusti: i poveretti non avevano legna per scaldarsi con il fuoco, non avevano luce per illuminare la notte, non avevano voce per addolcire i rumori spaventosi del bosco. La cicogna però si ricordò le parole del capo-postino: “Mi raccomando, non sbagliare, ne va del tuo onore.” e si accorse  di aver davvero sbagliato a lasciare quel bambino, il suo ultimo bambino, a quella donna senza cuore. Decise perciò di correre ai ripari. Volò in mezzo al bosco e chiamò a raccolta tutti gli animali, che arrivarono un po’ brontolando perché erano stati svegliati nel cuore della notte. Ma si sa, quando c’è un’emergenza, non ci si può tirare indietro. Omar prospettò la situazione e subito gli animali si misero all’opera.

Poi la cicogna volò alla casa della donna e trovò il bambino solo sul balcone, lasciato lì probabilmente perché il suo pianto non voleva più essere ascoltato. Omar lo avvolse nel lenzuolo, prese i lembi nel becco e si alzò nel cielo. Nella casa nessuno si accorse di nulla o protestò. Si diresse velocemente verso la capanna e, sebbene fosse notte fonda, vide che la piccola donna lo stava aspettando sulla porta. Quando lo scorse avvicinarsi, lo guardò e questa volta gli sorrise timidamente. Omar le posò con delicatezza il piccolo nelle sue  braccia tese e lei sussurrò un grazie pieno di speranza. Appena il bimbo si trovò in quell’abbraccio smise di piangere e la cicogna riuscì a intravvedere, per un attimo, quei bellissimi occhi colore del cielo finalmente asciutti.

La donna entrò nella sua povera capanna e…. non poteva credere ai suoi occhi:  un enorme orso bruno li accolse tra le sue zampe scaldandoli con il suo morbido pelo, migliaia di lucciole brillavano nel buio della notte rischiarandola con il loro splendore,  piccoli usignoli cinguettavano ninne nanne deliziose! L’uomo si avvicinò alla moglie e l’abbracciò stretta, mentre lei abbracciava il loro piccolo bambino. Omar, arrivato  con onore alla fine della sua lunga carriera, decise di trasferirsi all’Ansa del fiume Mir, bosco verde verde, per passare in pace la sua vecchiaia.

 

 

 

 

“Appena il bimbo si trovò in quell’abbraccio smise di piangere e la cicogna riuscì a intravvedere, per un attimo, quei bellissimi occhi colore del cielo finalmente asciutti.”

 

 

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